Psicologia e fiori di Bach – due strade che si possono unire

Sono il profumo originale della terra e il calore del fuoco, sono la vita di tutto ciò che vive e le austerità dell’asceta.

Bhagavad Gita così com’è Cap. 7 sloka 9

 

Edward Bach fu un immunologo che ebbe un’intuizione geniale perché spostò il suo punto di attenzione di mentale dal piano fisico al piano energetico e rovesciò il concetto di cura della malattia, ossia da cura della malattia come effetto, alla cura del malato come causa. Bach rovescia il concetto di cura e al centro mette la persona, autrice, suo malgrado, della malattia di cui soffre.  Lo spostamento dell’attenzione mentale dal piano fisico a quello energetico consentì a Bach di comprendere il potere di guarigione che risiedeva nei fiori e nelle piante, tanto è vero che Bach fece una scala di potere energetico di fiori e piante impostata su 3 macro varietà:

  1. Varietà primitive, ossia piante e fiori con coscienza molto molto bassa, quindi nocive per l’essere umano (tipico esempio la belladonna)
  2. Varietà simili all’uomo come coscienza, e sono le piante e i fiori che servono da cibo
  3. Varietà superiori, come coscienza, in rapporto alla media degli esseri umani e sono piante e fiori che curano l’essere umano, guarendolo e rendendolo felice.

Vedendo questa suddivisione a scala viene un parallelo con i tre guna (influenze della natura materiale) dei Veda: ignoranza, passione e virtù, dove la prima varietà corrisponde all’ignoranza, la seconda alla passione e la terza, infine all’influenza della virtù. Proprio su quest’ultima Bach costruisce il suo sistema di sostegno e guarigione della persona. In una conferenza massonica tenutasi nell’ottobre del 1936 Bach indica alcuni punti nodali del suo sistema di cura con le “meravigliose erbe”:

  1. In primo luogo: non è necessaria alcuna conoscenza medica
  2. In secondo luogo: la malattia stessa non è di alcuna rilevanza
  3. In terzo luogo: la mente è la parte più sensibile dei nostri corpi e quindi la guida migliore per dirci quale è il rimedio necessario
  4. In quarto luogo: di conseguenza, solo il modo in cui il paziente reagisce a una malattia viene preso in considerazione, non la malattia stessa
  5. In quinto luogo: elementi come paura, depressione, dubbio, disperazione irritabilità, desiderio di compagnia o di stare da soli, indecisione, sono solo ciò che indicano il vero modo in cui un paziente è afflitto dalla malattia, e il rimedio di cui necessita.

I punti sovra esposti danno l’idea dell’aggancio profondo tra Fiori di Bach e Psicologia, soprattutto nel campo della psicosomatica. Per fare un esempio che conferma le parole appena scritte riporto un parallelismo tra miti greci, psicologia e fiori di Bach (Rock Rose in questo caso) che ideai poco tempo fa:

Rock Rose e il dio Pan

La parola panico viene dalla parola greca “Pan”, il dio che viveva nei boschi e che era il terrore delle ninfe per la sua esuberanza sessuale. Quindi il panico è una forma intensificata di ansia improvvisa, non gestibile, simile a quelle delle ninfe dinanzi a Pan. L’ansia, a sua volta, è un effetto della paura e, nel caso del panico, è la paura di perdere sempre più il controllo della situazione circostante, del contesto di riferimento.
Rock Rose aiuta ad abbassare il livello del panico e a rendere l’individuo più sicuro perché lo sposta dal piano del controllo al piano della gestione del contesto, con il risultato che l’individuo arriva a sentire dentro di sé la possibilità di “dominare la situazione”.

La psicosomatica non mette forse al centro la persona e la rende “responsabile” dei mali psichici e fisici di cui nuoce? La psicosomatica non ha come perno centrale lo studio della mente e degli “schemi mentali” a cui essa è soggetta e che provocano lo sviluppo di determinate malattie mentali? La psicosomatica non studia le paure, l’irritabilità, la solitudine, la depressione etc, usando i termini di Bach, per provare a sostenere e portare a guarigione il paziente? Non è forse che, in psicosomatica, la malattia non ha alcuna rilevanza, in quanto solo “specchio” della reale causa che è residente nel paziente, o nella persona, di riferimento?

Le risposte a queste domande determinano, in definitiva, lo stretto legame tra fiori di Bach e la psicologia, nell’ambito, soprattutto della psicosomatica, ma non solo.

La persona è al centro della cura, non la malattia, ed è su questo assioma che anche la medicina psicosomatica basa i suoi fondamenti di cura e la medicina psicosomatica struttura il disturbo psicosomatico su due criteri:

  • deve essere psicogeno (es. dolori di stomaco dovuti all’ansia).
  • devono essere documentate precise e obiettive disfunzioni fisiologiche (es. la gastroscopia evidenzia l’infiammazione della mucosa gastrica).

(La parte in grasseto –> Fonte: Claudia Valsecchi – Psicoterapeuta – Accademia di Floriterapia Dinamica)

Al primo punto si evidenzia chiaramente il termine psicogeno, ossia un qualcosa che la “psiche genera”, stando alla traduzione letteraria dal greco, quindi l’ansia, prodotta dalla psiche “deviata”, che va a colpire un organo specifico e fisico: in questo ambito è nota la colite spastica, o sindrome del colon irritabile che, stando alle valutazioni prettamente mediche ha come condizione una comunicazione anomala tra encefalo, fibre nervose che innervano l’intestino e i muscoli intestinali. Ma cosa provoca questa “comunicazione anomala”? Non altro che lo stress o l’ansia, quindi un fenomeno psichico che va ad incidere sul sistema nervoso e organico. La cura allora non deve essere incentrata sulla colite spastica in sé che diviene insignificante, stando alle parole di Bach, ma sulla psiche della persona, perché quando si usa il termine cura non si sta usando un termine per “tamponare” una malattia, come possono fare certi rimedi quali, ad esempio, i fermenti lattici o altro, ma si sta usando un termine che deve “sradicare” la radice della malattia e consentire una vita sana alla persona. Su questa logica va anche fatta una distinzione profonda tra falso Sé e vero Sé, per cui se si va a curare la malattia, senza tener conto della persona, di per sé non si fa altro che curare il corpo, quindi il falso Sé, la matrice dell’identificazione con la materialità e la devianza psichica, mentre se si va a curare l’aspetto mentale, la psiche (stando all’etimo della parola psiche, ossia anima), allora punteremo l’attenzione verso il Vero Sé, per liberarlo dalle catene che lo tengono imprigionato negli schemi mentali ed emotivi prodotti, appunto, dall’identificazione con la materia corporale. Si provi a pensare a quanto può essere nocivo, per una persona, identificarsi, ad esempio, con le frasi svalutative dei propri genitori, ripetute magari per tutta la sua preadolescenza e adolescenza, o provate a pensare a quali malattie fisiche si possono generare dall’identificazione con tali frasi che, ad un certo punto, smettono di essere semplici frasi che risuonano nella mente e divengono stile di vita.

Entrando un po’ più nello specifico, possiamo capire la relazione tra psicologia e fiori di Bach relazionando le categorie di Bach alla mente e scoprendo che, in realtà, i Fiori di Bach possono essere usati in modo “specifico e circostanziato”, ma anche, e questo è l’aspetto importante dell’uso dei fiori di Bach in psicologia, come trattamento di rafforzamento della consapevolezza per l’individuo che decide di intraprendere un percorso di miglioramento o di sostegno psicologico. La mente, dal dizionario Garzanti, viene indicata come un insieme di facoltà intellettive, più o meno acute, o più in generale come l’attività del pensiero, mentre il dizionario di Psicologia, edizioni San Paolo, non presenta alcuna definizione della mente, bensì di mentale, stante ad indicare, sempre l’attività del pensiero. La mente non è l’intelligenza, bensì un’energia diversa, perché di energia si tratta, ed è anche inutile trovarle una sede a livello di cervello, perché non risiede nel cervello, e i fiori di Bach agiscono proprio a livello mentale, ossia in quell’energia dove predominano emozioni, paure, angosce, dubbi, pensieri ripetitivi e ossessivi, schemi mentali, schemi emotivi etc. Ma questo tema sarà materia del prossimo articolo, appunto per specificare l’interazione tra fiori di Bach e mente.

Notoriamente i fiori di Bach vengono usati come rimedio al problema specifico, ossia capito il problema si suole dare il fiore o la mescola di fiori per risolverlo, e questo è il metodo che io chiamo “deduttivo”, ossia capito il problema, per logica lo si risolve con i fiori che combattono l’effetto denominato depressione. Il metodo che io invece prediligo, come psicologo, lo definisco “induttivo”, ossia capito il problema si accompagna la persona dalle radici del problema (causa), all’alleggerimento del problema (effetto), fino ad arrivare alla trasformazione del problema in consapevolezza (trasformazione).

Schema del metodo deduttivo attraverso l’esempio della depressione

DEPRESSIONE (EFFETTO) –> FIORI PER LA CURA DELLA DEPRESSIONE (SOLUZIONE)

 

Schema del metodo induttivo attraverso l’esempio della depressione:

CAUSA DELLA DEPRESSIONE (SCHEMA MENTALE O EMOTIVO)–>FIORI SPECIFICI

ALLEGGERIMENTO DEL PROBLEMA–>FIORI SPECIFICI (corrisponde alla fase del metodo deduttivo)

TRASFORMAZIONE–>FIORI SPECIFICI

Il tutto può essere fatto anche mescolando i diversi fiori all’interno di una unica boccetta, e usare questa boccetta durante il percorso psicologico della persona, oppure dividere i fiori in boccette diverse e usarle in base alle fasi del percorso psicologico, per accompagnare l’individuo verso la consapevolezza e la trasformazione.

Questo metodo contraddice il primo punto di Bach che afferma: “In primo luogo: non è necessaria alcuna conoscenza medica” perché per sperimentare questo metodo sulle persone bisogna avere competenze psicologiche di riconoscimento dello schema mentale o dello schema emotivo al fine di attuare il metodo nel miglior modo possibile.

Mauro Amici – Psicologo

Iscritto Ordine Psicologi del Lazio n°12331

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